Gianluca
Lombardo

Ad una prima lettura sembra che il punto nodale dell'opera sia la sovrapposizione di due cori, uno recitante, l'altro canoro, accostati solo per affinità di temi narrativi (l'amore) e tipologia esecutiva (la voce umana).
In realtà bisogna trovare i motivi di questa sovrapposizione nella storia personale del compositore dei madrigali, Carlo Gesualdo (1561?-1613), per capirne il senso e contenerne la profondità.
Carlo Gesualdo, principe di Venosa, è tra i più importanti compositori italiani vissuti a cavallo fra il XVI° e il XVII° sec. Nel 1590 si macchia dell'omicidio della moglie e del suo amante, trovati in flagrante reato; e forse proprio per esorcizzare dolore e rammarico, scrive tra i più complessi e toccanti madrigali amorosi per sole voci. Il delitto, in Carlo Gesualdo si colora con le tinte di uno strazio amoroso che diventa tormento espressivo direttamente trasmesso senza filtri intellettuali nei testi musicali, vibranti di pena, attesa, amore non ricambiato e deluso.
L'idea del lavoro è quella di accostare un coro amorfo e anonimo di voci, che ripetono meccanicamente ti amo, alle voci di cantanti che rendono, del tormento di Gesualdo, tutto il pathos e il dolore contenuti nelle partiture, tutto quell'amore non corrisposto che diventa il piccolo volano adocchiato dalla morte per spingere il pedale della gioia verso il vuoto, il nulla tanto dolce chiamato struggimento.

Gianluca Lombardo